https://grindontheroad.com/2023/01/03/phalangst-whiteout/?fbclid=IwAR3gbLoZKpCgdJyMZflx0KrXa00Iw3NfeAtyuvEusSDMkLn5olX0-6VxA2w
I Phal:Angst sono un quartetto viennese forse erroneamente etichettato come semplice post-rock. La musica che i Nostri ci propongono con questo Whiteout è trasversale, lambendo in più di un’occasione territori cari all’industrial, al dark ambient, all’elettronica, al black metal e al drone, il tutto racchiuso da una cornice cinematografica, da colonna sonora quasi. E le scene che gli otto pezzi contenuti in questo album ci trasmettono sono quelle post-apocalittiche di città abbandonate, grigie, magari coperte dalla neve o avvolte dalla nebbia, con alti palazzi diroccati, strade distrutte e auto sparpagliate qui e là, a punteggiare un deserto dove una volta c’era presenza umana.
I candidi tocchi di pianoforte che aprono la title-track sono come lievi gocce di pioggia che pian piano si intensificano fino a sfociare in una tempesta abrasiva nella quale scream e chitarre zanzarose e taglienti sferzano come un freddo vento. Ma le atmosfere sono già ampiamente tratteggiate, e quando la desolata “Severance” fa il suo ingresso con le sue pulsazioni notturne, la sua chitarra limpida e i suoi synth glaciali sappiamo già che il nostro viaggio in questa terra messa in musica dai Phal:Angst non sarà dei più felici (ma ve lo anticipiamo assolutamente piacevole per chi ama queste sonorità). La terza traccia, “Least Said, Soonest Mended”, introduce un’altra peculiarità della ricetta dei Nostri, ossia l’inserimento di intermezzi vocali tratti dalle più disparate fonti a ulteriore supporto della cinematicità di Whiteout, elemento questo che comparirà anche nei successivi brani. Al tempo stesso le atmosfere si fanno via via più impalpabili e rarefatte, con un alone molto caro al buon Jesu, salvo poi incupirsi di botto e far piombare l’ascoltatore nell’inferno industrial più oscuro e opprimente con “Unhinged”, pezzo notturno, intenso, ipnotico e degno del più tormentato incubo trip hop. “What A Time To Be Alive” è la culminazione di tutti questi crescendo emotivi e delle alternanze pieno-vuoto che hanno caratterizzato finora il disco; un pezzo complesso, articolato, che partendo da impulsi minimali arricchisce minuto dopo minuto la sua proposta con inserti synth, cupe stratificazioni e battiti, inserti vocali, uno scream lontano freddo e ferale, fino a collassare in un vortice di rumore distorto e fragoroso, ma dal palpabile sentore nostalgico e malinconico. Lustmord e Jarboe regalano agli ascoltatori di Whiteout due cover di assoluto fascino: una cupa rilettura in chiave dark ambient di “Unhinged” e una versione riveduta, corretta e arricchita di “Severance” chiamata “A Tale of Severance”, forse meno asfissiante dell’originale ma non meno efficace in termini di impatto finale.
Album nebbioso, impalpabile e allo stesso tempo pressante, minaccioso e ipnotico, il nuovo lavoro dei Phal:Angst si configura come un’opera interessante in grado di tenere salda l’attenzione dell’ascoltatore dall’inizio alla fine. Il suo elevato tasso cinematico le dona una presa immediata sull’ascoltatore, il quale nota dopo nota si trova catapultato nell’atmosfera dimessa e apocalittica ben rappresentata dalla copertina. Non si tratta di un ascolto semplice, ma di sicuro saprà dare molte soddisfazioni a chi vorrà approcciarsi al mondo decadente descritto da quartetto viennese.